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Associazione Culturale VARZI VIVA
Vivere a Varzi
di Fiorenzo Debattisti
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Vivere a Varzi
Il mercato settimanale di Varzi
Un forte legame con il paese
Un'economia a spizzichi e bocconi
Il borgo antico: un patrimonio ritrovato da valorizzare; il mercato storico: una tradizione da
non disperdere; le torri che svettano al pari dei campanili: testimonianze storiche di un aureo
passato.
Oggi il grande paese ai piedi dell'Appennino, scopre i suoi tesori ai visitatori sempre più
numerosi, e non c'è soltanto la torta di mandorle ed il rinomato salame, ma anche tanta voglia
di "fare".
La Villa Leveratto-Mangini (© Carlo Marenzi)
La maggior parte dei forestieri che risalgono la valle Stàffora si fermano a Varzi per fare una
breve sosta intermedia, per poi proseguire verso la meta prefissata, generalmente i luoghi di
villeggiatura del nostro Appennino: il Penice, il Brallo, Pietragavina, Pian del Poggio e le
vette dei monti adiacenti a queste località. Nella loro breve sosta ne approfittano per
ristorarsi nei bar di Piazza della Fiera o fornirsi del rinomato salame acquistandolo nei negozi
della via principale. Finora solo una parte di questi turisti si è posta come meta la visita del
nucleo antico di Varzi, forse perché non sanno e non immaginano l'originalità di questo impianto
urbano medioevale che ha pochi eguali in tutta l'Italia settentrionale.
Per meglio conoscere ed apprezzare Varzi invitiamo i lettori ad addentrarsi con noi alla scoperta
del cuore di questa piccola città, seguendo due itinerari.
1° itinerario "Nelle vie del mercato"
Partendo da piazza della Fiera, ci si immetta nella via del Rosino, la quale ci porta in via del
Mercato; questa è molto probabilmente la parte originaria del paese che, ricostruita e modificata
nei secoli, ora si presenta fiancheggiata da una doppia fila di portici costruiti dal sec. XIV al
XVI. La loro funzione fu di proteggere, sotto di essi, per la notte, le carovane di muli e
mercanzie che transitavano da Varzi per commerciare i prodotti che provenivano dalla riviera
ligure e specialmente i prodotti orientali che arrivavano nel porto di Genova. Questo tipo di
commercio, molto fiorente anche nei secoli successivi al Medioevo, si ridusse con la costruzione
delle linee ferroviarie dopo la nascita e lo sviluppo delle automobili, ma proseguì fino alla
prima metà di questo secolo.
Nel frattempo anche la funzione di questa via si modificò, diventando, come testimonia la
denominazione, centro del mercato settimanale.
Con il passare degli anni aumentarono i negozi di rivendita di prodotti alimentari, di spezie, di
formaggi, prodotti in loco o provenienti dai borghi della montagna, di laboratori per la
produzione dei già citati insaccati e di tutti gli altri generi di prima necessità, come le
stoffe, casalinghi e botteghe artigianali. Si modificò anche fisicamente, perché le piene del
torrente Stàffora la invasero ripetutamente fino all'inizio di questo secolo, costringendo gli
abitanti ad alzare dopo ogni piena il livello del piano strada, sperando di evitare future
inondazioni; ma ebbe solo l'effetto di ridurre l'altezza dei portici tanto che ora, sotto alcuni
di essi, bisogna chinare il capo per poter transitare.
Proseguendo l'itinerario tracciato, si arriva in via Roma, contrada di più recente costruzione; i
portici attuali risalgono, infatti, al sec. XVIII - XIX. Anche questa via, come la precedente,
era interessata dal mercato settimanale, e più specificatamente per la vendita di generi
ortofrutticoli. Fin oltre gli anni sessanta anche in questa via vi era, nei giorni di fiera e
mercato, un pullulare di persone intente ad acquistare i prodotti dell'orto nati in valle, o
sementi e pianticelle necessarie per iniziare una produzione individuale. In questo periodo
sopravvivono solo alcuni negozi, mentre il mercato si è spostato nella piazza della Fiera dove
fino ad alcuni decenni scorsi si svolgeva il mercato del bestiame.
Dopo via Roma ci si immette in via Porta Nuova, così chiamata perché dopo il primo sviluppo del
borgo avvenuto nel XV sec., tale contrada è stata inserita nella parte fortificata del borgo e la
porta del paese è stata spostata in questa posizione. Anche in questo caso troviamo una serie di
portici inseriti sul lato sinistro, mentre, alla fine di questi, sulla destra, vi è un bel
palazzo signorile del sec. XIX, appartenuto ai marchesi Malaspina del ramo di Pietragavina.
Si arriva alla chiesa parrocchiale, dedicata a S. Germano, la quale è stata costruita dal 1584 al
1620, utilizzando parte dell'esistente oratorio di S. Salvatore, che era la cappella privata
della famiglia Malaspina, edificata nella metà del secolo XIV. Di particolare interesse, in
questa chiesa, vi sono gli affreschi del XVI sec. Riscoperti recentemente, che coronano gli
altari laterali, alcuni quadri sempre negli altari laterali, il coro ligneo e i pulpiti costruiti
nel XVIII sec. Dal falegname locale "Todeschini". L'altare in marmo e la facciata
attuale sono della prima metà del secolo scorso.
Il nostro itinerario prosegue in via della Piazzola e in via Dietro le Mura, un vero e proprio
tunnel di forma inimitabile posto sopra il muro di difesa medioevale e sormontato da una serie
ininterrotta d'abitazioni, le quali hanno l'accesso principale dalla citata via Porta Nuova. Le
forme dei muri, i finestroni del tunnel rivolti a sud, le porte in legno e gli stipiti delle
porte stesse, sono delle vere opere d'arte povera medievale.
La parte sottostante questo tunnel è la Contrada della Maiolica, caratteristica perché
confinante con la base del muro di difesa, è originale pure la costruzione che sporge dal muro
stesso con le feritoie fatte per puntare le armi ai non graditi.
2° itinerario "Nel cuore della storia"
Il punto di partenza di questo secondo itinerario è la piazza del Municipio o, anticamente,
piazza delle Caminate, (chiamata così perché si affacciavano su questa piazza molte abitazioni
dei marchesi Malaspina dei feudi vicini, ognuna di queste aveva la sala per i ricevimenti
ufficiali e per stipulare atti notarili chiamata "caminata") si nota, a nord, il
palazzo dei Malaspina, costruito dal XII sec. e man mano ampliato e trasformato fino al XVIII.
L'imponente torre "delle streghe" è del XIII sec. (chiamata così perché nel 1464
vi furono rinchiuse venticinque donne ed alcuni uomini accusati dall'inquisizione di stregoneria
e successivamente bruciati nella vicina piazza).
Ad est vi è l'attuale palazzo municipale, fatto costruire nel 1724 dalla famiglia Tamburelli. Nel
1868 fu sede dei marchesi Malaspina di Pregola e dal 1926 fu sede municipale di Varzi. Questa
piazza, ora la più importante, lo è diventata dopo la costruzione dell'attuale strada statale
Voghera- Bobbio, fatta nella metà del secolo scorso.
Il nostro giro prosegue in vicolo del Moro, stretta e tortuosa via che una volta delimitava il
perimetro ovest del borgo.
Si arriva di fronte alla Torre di Porta Sottana, costruita insieme alla Torre di Porta
Soprana ed ai muri di cinta del borgo dopo la costruzione del Marchesato di Varzi nel 1275.
Detta torre, ancora ben conservata, è di proprietà dei Mazza - Galanti, come la bella casa settecentesca che si nota sulla destra dopo la torre. Questa casa è
stata costruita dalla famiglia Mangini nel 1790 sulla sede del vecchio corpo di guardia. Questo
tratto di via, fra le due torri, prima della costruzione della strada Voghera - Bobbio, è sempre
stato il centro propulsore del borgo, in quanto, nel suo interno vi si affacciavano gli uffici
principali, vi abitavano le famiglie più importanti, vi si leggevano le "grida"
delle disposizioni comunali o del feudatario e vi si svolgevano le aste pubbliche.
Proseguendo, sulla destra, vi è la chiesa secentesca denominata dei Rossi, fondata dalla confraternita della SS. Trinità, ed in fianco ad
essa, l'altrettanto secentesco ospizio per pellegrini. Nel suo interno, d'ottima fattura vi è
l'altare in marmo ed il coro ligneo.
Appena più avanti, sulla sinistra, troviamo un altro oratorio chiamato "Chiesa dei
Bianchi" fondata nel 1646 dalla confraternita dei Confalone (il nome di questi due
oratori deriva dal colore della cappa che indossavano i loro aderenti). Quest'oratorio,
recentemente restaurato, è unco nel suo genere, pur essendo molto piccolo, il suo interno è fatto
a forma di quadrifoglio, ad imitazione delle grandi cattedrali.
Chiude quest'itinerario la già citata torre Soprana, o torre dell'orologio. Di forma simile alla
prima, ma sovralzata nel secolo precedente allo scopo di costruire la sede per la campana
dell'orologio.
La prima pieve dell'alta valle Stàffora
Fuori dal borgo, ma certamente la più importante, è la chiesa romanica detta dei Cappuccini. Fatta costruire verso la fine del XII sec. dal marchese
Moroello Malaspina, sopra la sede di un più vecchio edificio di culto. È stata la prima pieve e
punto di riferimento per tutta l'alta valle. È stata parrocchia di Varzi fino alla fine del XVI
secolo, quando fu sostituita dall'attuale parrocchiale. Rimase più di un secolo sconsacrata,
finchè, nel 1622, vi si trasferirono i "Padri Osservanti Minori di S. Francesco"
e vi edificarono in fianco il convento. Nel 1802, in seguito agli editti napoleonici, fu di
nuovo sconsacrata e venduta a privati. In questo periodo fu adibita a: caserma militare, fienile,
deposito di attrezzi agricoli; nel 1903, venne riacquistata dai francescani e nuovamente
consacrata. Dagli anni trenta agli anni sessanta di questo secolo il convento annesso divenne
seminario per i fratini. È dagli anni settanta che vi sono in corso lavori di restauro che
tuttora proseguono.
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