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Associazione Culturale VARZI VIVA
La Corte dei Marchesi Malaspina
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Tra il 950 e il 951 Berengario II, re d'Italia, costituì le tre marche di Torino (concessa ad
Arduino d'Ivrea), della Liguria occidentale (concessa ad Arelamo, antenato dei marchesi del
Monferrato) e della Liguria orientale (concessa a Oberto, conte di Luni, con centri principali in
Tortona, Genova e Luni). Da Oberto I derivarono diversi rami nobiliari importanti : i marchesi
d'Este, i Pallavicino, i Cavalcabò di Cremona, i marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, i
principi di Brunswick e di Hannover - da cui la casa reale d'Inghilterra - ed i Malaspina.
Capostipite dei Malaspina fu il marchese Alberto, padre di Obizzo I. I marchesi Malaspina, che
controllavano direttamente una vasta zona di appennino tra la Lunigiana e la Pianura Padana
ebbero il castello avito di Auramala (oggi Oramala, non lontano da Varzi, nell'Oltrepò Pavese).
Non sappiamo precisamente quando la famiglia si stabilì a Oramala, ma dovette essere prima della
metà del sec. XI. Anche il castello di Nazzano fu un'antica proprietà della famiglia, che lo
vendette nel 1081.
Nel 1164 il Barbarossa donò in feudo ai Malaspina diversi castelli fra l'Appennino e il Po, nei
possedimenti dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, e consolidò la loro presenza sul territorio
lombardo. I possedimenti della famiglia Malaspina si estesero in tale circostanza sino al basso
corso del Trebbia, con la donazione del castello di Rivalta.
La famiglia Malaspina costituì un ponte attraverso l'Appennino con i suoi possedimenti, che
collegavano direttamente la Lunigiana all'Oltrepò Pavese.
Ciò si rivelò prezioso e permise a Federico Barbarossa di ritirarsi verso il nord e di evitare un
agguato a Pontremoli, nel 1167, dopo la sua precipitosa fuga da Roma.
Le cronache tramandano un episodio assai significativo. Nel 1167, mentre cavalcava per i suoi
feudi a fianco dell'imperatore, il marchese Obizzo I non esitava a confessargli "Cosa volete, in
siffatti paesi che nulla producono bisogna pur vivere di rapina !"
Il marchese Obizzo I, detto "il grande", fu un personaggio famoso per le sue imprese e per la
rilevanza politica che tutti gli riconoscevano. Fu ritenuto a giusto titolo il restauratore del
casato, per l'autorità che gli derivò dall'amicizia con Federico Barbarossa. Il nome Obizzo o
Obizio, o anche Obizzone (dal quale derivo anche il diminutivo Opicino) deriva dala latino
Obitius, "colui che si interpone, colui che affronta un pericolo o si cimenta in un'impresa". Il
diminutivo Opicino è presente (nella forma Opetì) nella tenzone "Donna tant vos ai preiada" di
Raimbaut de Vaqueiras. Esso fu anche il nome del famoso prete e storico di Pavia, Opicino De
Canistris.
Nel castello di Oramala Obizzo I Malaspina visse con tre figli, Moroello, Obizzo II e Alberto. Da
Moroello (che sposò una Frangipani, di Roma) nacque Guglielmo, da Obizzo II e da Giordana, figlia
di Guglielmo IV del Monferrato, nacque Corrado "l'Antico" (ricordato da Dante nel purgatorio) e
da Alberto, (marito di Beatrice del Monferrato, sorella di Giordana) solo una figlia femmina
Caracosa di Cantacapra, che si sposò con il marchese Alberto di Gavi. Da Guglielmo nacque Maria e
da Corrado Selvaggia e Beatrice. Obizzo I morì nel 1186, Obizzo II prima del 1194, Moroello nel
1197, Alberto prima del 1206, Guglielmo morì nel 1220, al ritorno da un viaggio in Sardegna.
Diversi poeti occitani varcarono le Alpi verso la metà del sec. XII e, con il liuto e la giga
sulle spalle, chiesero ospitalità alle corti delle più note famiglie delle nostre zone. Prima
presso i marchesi del Monferrato, poi presso i Malaspina. Alla fine del sec. XII Giraut de
Borneil (le maestre dels trobadors) giunse a Oramala. Egli indirizzò una canzone a Moroello
Malaspina, primogenito di Obizzo I e capostipite del ramo dello "spino fiorito". Raimbaut de
Vaqueiras scrisse una "tenzone" con Alberto Malaspina, fratello di Moroello.
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