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Associazione Culturale VARZI VIVA
La Corte dei Marchesi Malaspina
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Maria fu amata dal trovatore tolosano Aimeric de Peguilhnan, che da Ferrara inviò al marchese
Guglielmo una canzone per chiederne la mano.
Peire Raimon de Tolosa mantenne una corrispondenza con Guglielmo Malaspina.
Negli ultimi anni della corte di Oramala, Uc de Saint Circ e Albertet de Sisteron cantarono le
sorelle Selvaggia e Beatrice.
Lo spino secco
Nel 1221, a Menconico, Corrado Malaspina "l'Antico" e suo biscugino Obizzino, figlio di
Guglielmo, si divisero i beni famigliari. In tale circostanza Corrado e i suoi discendenti
mantennero nello stemma lo spino secco, nero in campo d'oro, mentre Obizzino adottò l'emblema
dello spino fiorito (verde con fiori bianchi).
Nell'autunno successivo Corrado e le figlie si trasferirono da Oramala al castello di Mulazzo in
Lunigiana.
Beatrice morì giovinetta nel 1225, amata appassionatamente dal perigordino Guilhem de la To (il
quale, a sua volta morì di disperazione).
Nel 1264 il vescovo Alberto d'Andito, della famiglia piacentina dei Landi, infeudò Zavattarello,
Trebecco e Romagnese al suo consanguineo Ubertino. Questi era un capo ghibellino, un "signore
della guerra", era andato in Puglia a combattere con Manfredi d'Altavilla e ne aveva sposato la
figlia Isabella, imparentandosi così con la famiglia imperiale sveva. Ubertino Landi conquistò
diverse terre del contado piacentino e castelli nelle valli del Trebbia, del Tidone e del Taro,
fece di Zavattarello una fortezza imprendibile e per quindici anni seminò il terrore nei
dintorni. "Faceva la guerra ai piacentini e ai loro seguaci, conquistava castelli e li
saccheggiava". Il 29 settembre 1269, ad esempio, Ubertino si spinse sino a Genepreto, ne massacrò
i difensori e, lungo la via del ritorno, impegnò nuovamente battaglia con altre truppe
piacentine, al comando di Sergio da Nibbiano e Oddino della rocca. Ritornò al suo covo con 33
prigionieri, armi, carriaggi e tre stendardi avversari.
Il borgo di Oramala con il castello
(© A. Di Tomaso)
Di Ubertino, temuto signore di Zavattarello, si favoleggiavano truci leggende e le ragazze
sognavano di incontrarlo, nelle notti di luna piena, quando sul suo cavallo nero si lanciava giù
per i pendii delle colline, come un guerriero delle antiche saghe. Col tempo, però, e con la
vecchiaia, decise di cedere i suoi possedimenti ai Guelfi piacentini e scese a vivere in città,
dove giunse a morte prima che il prezzo del castello gli fosse interamente pagato.
La saga d'amor cortese delle donne di casa Malaspina si concluse nel 1273, con la morte di
Berlanda, moglie di Moroello II. Un giudice genovese compose per lei un'elegia piena di dolcezza
e lamentò che fosse scomparso tutto ciò che c'era di bello al mondo.
ALBERTO MALASPINA
Nato tra il 1160 e il 1165, morì quarantenne, prima del 1206.
Fu un protettore zelante di trovatori, come suo cognato, Bonifacio del Monferrato e i suoi nipoti
Corrado I e Guglielmo Malaspina. Egli stesso fu valente trovatore ed ebbe fama di corteggiatore
dedito ad avventure galanti. Fu soprannominato anche "il Moro" e " lo marches putanier".
Famosa è la sua tenzone con Raimbaut de Vaqueiras. Celebre anche l'avventura cavalleresca di
Saldina da Mar, che vide Bonifacio del Monferrato e Raimbaut contrapposti ad Alberto.
Ricordiamola con le stesse parole di Raimbaut:
"Vuelh retraire l'amor e refrescar
e l fag que fem da Saldina da Mar,
quan la levem al marques a Solar,
a Malespina de su.l plus aut logar;
e pueys detz la a Ponset d'Anguilar
que muria el liet per lieys amar".
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