Associazione Culturale VARZI VIVA
Il monastero di S. Colombano
e la Corte di Ranzi

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L'abate Walla del monastero di Bobbio (dopo i primi documenti riguardanti la nascita del monastero, e un paio di secoli con pochissime notizie), ci informa, nell'anno 835 d.C., dell'esistenza della corte di Ranzi dipendente dal monastero, senza fare alcun accenno a Varzi.
Ranzi, ancora oggi chiamata in questo modo, è una località situata nell'immediata periferia di Varzi, sulla strada per Brallo e poche centinaia di metri dopo il bivio per il Penice.
Anticamente, la sua esatta ubicazione era nei pressi della foce del torrente Reganzo e comprendeva tanto la parte destra che la sinistra del torrente stesso.
Infatti, in una carta topografica militare del 1852, compaiono ancora due cascine denominate Ranzi ai lati del torrente sopraccitato.
Il fatto stesso che nei documenti del monastero sia citato sempre Ranzi senza che mai sia nominato Varzi, conferma la tesi che a quell'epoca Ranzi era più importante di Varzi, che era alle sue dipendenze.
Non è escluso che gli abitanti di Varzi lavorassero tutti per la corte di Ranzi. Anzi, era abbastanza frequente che i dipendenti abitassero nelle vicinanze e non dentro la sede della corte stessa.

Organizzazione della corte
Tornando alla Curtis de Ranci, data la mancanza di documenti, si presume sia nata fra il VII e l'VIII secolo; infatti, nei primi decenni del IX, la troviamo già saldamente costituita e funzionante. Anzi, risulta che sia stata la più estesa e redditizia corte del monastero. Il suo territorio, dai pressi di Bagnaria, si estendeva a est di Varzi, e comprendeva tutto il territorio di Menconico fino al monte Scaparina, sullo spartiacque fra la val Trebbia e la valle Stàffora.
La coltura più importante era quella del grano, dovuta alla prevalenza del massereccio; seguiva poi quella della vite, tutelata severamente dalla legislazione longobarda, che era praticata soprattutto nel varzese; venivano coltivati anche il lino, la segale, il panico, la stelpa e le castagne.
Era praticato l'allevamento di maiali, pecore, capre, bovini e animali da cortile; infine l'apicoltura consentiva di avere, oltre al miele, la cera anche per l'uso del monastero.
Molto probabilmente l'uso dell'allevamento dei maiali e della confezione del poi famoso salame di Varzi ebbe inizio e si diffuse in quei secoli. Infatti è noto che detto animale era abitualmente allevato dai Longobardi, che tradizionalmente della sua carne facevano un rande uso, essendo ricca di calorie.
Queste popolazioni nomadi erano abituate a produrre cibi di lunga conservazione in modo che non si avariassero durante le loro migrazioni.
In seguito, nella nostra zona, sfruttando le condizioni ambientali favorevoli e la possibilità, nei secoli successivi, di reperire facilmente al mercato di Genova le spezie, fu migliorata senz'altro la qualità del prodotto.


Tratto dal libro "LA STORIA DI VARZI" di Fiorenzo Debattisti ©1996
Edito da "Edizioni Guardamagna" - Varzi (PV) ©1996