Associazione Culturale VARZI VIVA
Le "Corti d'Amore"
al castello di Oramala


Le "Corti d'Amore" al castello di Oramala
L'amor cortese - Il "fedele amore" (cenni storici)
Oramala l'amor cortese

Feudo da sempre della potente famiglia Malaspina, già celebrata da Dante, tanto che nacque e si diffuse per diverso tempo la notizia, probabilmente leggendaria ma suggestiva, di un soggiorno del sommo poeta in questi luoghi, il piccolo borgo ed il già forte e munitissimo castello di Oramala, non furono solo spettatori di fatti d'armi, che ogni tanto interrompevano il monotono fluire del tempo in queste terre, scandito dai pigri ritmi della vita agricola e contadina. Ad un certo punto, nel tardo Duecento alle cacce che costituivano uno dei principali divertimenti dei signori del tempo ma che, per ragioni climatiche, erano limitate ad una parte dell'anno, si aggiunge un passatempo più raffinato ed intellettuale, quello della poesia. Dante e Virgilio negli inferi Così Oramala diventa luogo frequentato da noti poeti provenzali che vi eseguono i loro componimenti, accompagnati da antichi strumenti musicali, per rallegrare, durante i lunghi inverni, i signori, talora poeti essi stessi come il marchese Alberto Malaspina, le loro famiglie, gli amici.
Tutti questi approfittarono della rara occasione di poter trascorrere il tempo in compagnia di poeti e musici, divertendosi ed ascoltando le ultime novità che venivano dalla Provenza, paese allora raffinato per eccellenza.
Animate da poeti come Giraldo di Borneilh, mistico cantore dell'amor cortese ed il più umano e passionale Rambaldo di Vaqueiras, di cui ci è stata tramandata una burlesca tenzone poetica con il ricordato marchese Alberto, vi si svolgevano, come in Provenza, le "corti d'amore" ove si gareggiava nel celebrare la bellezza di una fanciulla o di una dama e dove valori nuovi, come quelli della bellezza, dell'amore e dei piaceri terreni, si affiancavano e tendevano a sostituirsi all'universo severo dei valori religiosi del Medioevo, tutto imperniato sulla considerazione della caducità della vita e su quanto si sperava o temeva dopo di essa.
Forse anche per questo la civiltà provenzale fu oppressa e spenta, di lì a pochi anni in seguito alla crociata contro gli Albigesi, ma finché durò non cessarono di apparire bagliori di essa nella piccola Oramala ed a Maria d'Oramala, figlia del marchese Guglielmo, inviava da Ferrara, ove era ospitato, il trovatore provenzale Aimerico di Peguihan, una tenera canzone d'amore.
E a Oramala soggiornò Aimerico, come vi si fermò, componendo un accorato compianto per la morte del marchese Guglielmo, l'ultimo poeta provenzale di cui si abbia notizia, Alberto di Sisteron. Ciò accadeva nel castello di Oramala in Valle Stàffora, prima che la famiglia medievale dei Malaspina, che aveva aiutato nelle sue tormentose e complesse vicende il Barbarossa, ospitandolo poi pare anche ad Oramala, di passaggio verso il Po e le Alpi, si dividesse, trasferendosi in numerose altre terre. Dopo di allora il castello, che in un remoto angolo dell'Oltrepò montano aveva ospitato forse l'unico cenacolo di poesia e musica provenzale di queste terre (ora recuperato alla memoria da appassionati studi, a partire da quelli di Guido Guagnini), tornò a conoscere il silenzio e l'oblio.
Ai tavoli della rustica ed accogliente osteria del paesino, ove inizia il sentiero che porta al castello, gli avventori talora favoleggiano di antichi signori crudeli, di torture e trabocchetti, le solite cose che si dicono su tutti i manieri medievali.
Delle corti d'amore e dei trovatori provenzali nessun ricordo è rimasto.