Il sale, elemento base dell'alimentazione umana e animale, si può dire che è stato, nei secoli
passati, più prezioso dell'oro.
Le piste del sale hanno costituito le grandi strade commerciali dell'antichità, in Europa come
in Asia o in Africa, intorno al grande deserto del Sahara.
Nel Medioevo una grande strada commerciale collegava la Pianura Padana con il porto di Genova,
attraverso Voghera, Tortona, Serravalle, Gavi, Voltaggio, il passo della Bocchetta e Campomorone.
Questo itinerario si può oggi percorrere anche in auto ed è molto affascinante, tra cappellette
antiche, boschi e grandi complessi storici in condizioni di relativo abbandono.
Dal sec. XIII in poi un'altra strada, utilizzata quasi esclusivamente dai Pavesi, si snodò per
la Valle Stàffora fino a Varzi e poi su per i monti.
Cartina topografica delle "vie del sale"
- (cliccare sull'immagine) -
Lo studio dei diversi tracciati ha fatto molto discutere gli studiosi.
Un percorso passava per la Val Curone, in territorio tortonese: per Fabbrica, Rocchetta,
Mongiardino, attraversava la cresta del monte Cravi e poi scendeva verso Crocefieschi,
S.Olcese, sino a Genova.
Un altro, più sicuro certamente per i Pavesi, attraversava i possedimenti dei Malaspina e da
Varzi proseguiva fino a Casanova, Samboneto, Casale Staffora, Capanne di Cosola. Da qui
superava i monti Cavalmorone, Legnà, Carmo e Antola per raggiungere Torriglia, in Val Trebbia
per poi scendere verso il mare.
Questi percorsi divennero noti nei secoli col nome di "vie del sale", dal principale prodotto
che lungo di essi si continuava a trasportare.
Il successo dell'una o dell'altra strada fu
legato, come la storia di tutto il nostro territorio, al grande conflitto tra comuni lombardi
guelfi e ghibellini, tra l'asse Milano-Alessandria e quello Pavia-feudi malaspiniani.
Lungo le strade dell'Appennino, però, scendevano a Pavia e a Milano anche per altri prodotti:
lane inglesi e provenzali, fustagni, pelli, cuoio, tele, di lino e canapa provenienti dall'Oriente
o dalle Baleari.
Nel 1259 e nel 1276 la città di Pavia stipulò accordi coi Malaspina e quindi, il 13 aprile 1284,
obbligò tutti i propri mercanti a passare per Varzi e sulle terre della potente famiglia per
raggiungere Genova.
I Marchesi Malaspina, in cambio dei pedaggi pagati dai mercanti, si impegnavano
a garantire la loro sicurezza: "...salutare et custodire et salvari et custodiri facere per
terras praedictorum marchionum et jurisdictionem ipsorum... per ipsam stratam vallis Stafole
et vallis Trebie".
Non pochi originari della Valle Stàffora, in quel periodo, si stabilirono a Genova a esercitare
attività commerciali o artigianali.
Lungo le strade dell'Appennino passavano anche i pellegrini e a Voltareggio, come a Casale e a
S. Margherita di Staffora, venivano costruiti conventi e ospizi.
Quello di Casale, proprio sotto il monte Chiappo, era dedicato a S. Giacomo Apostolo, patrono
dei pellegrini. Ancora negli anni trenta se ne potevano vedere alcune rovine.
Più tardi il sistema delle mulattiere decadde come grande via di comunicazione, con l'avvento
dei nuovi sistemi di trasporto meccanizzati. La ferrovia e l'autostrada di Serravalle aprirono
al grande traffico moderno le comunicazioni tra la Valle Padana e la costa ligure.
Le antiche mulattiere rimasero in uso per il traffico locale ed oggi sono un ricordo
del passato, così come i muli stessi che si vanno estinguendo.