Associazione Culturale VARZI VIVA
Lungo la Via del sale


L'idea di percorrere a piedi l'antica mulattiera che un tempo metteva in comunicazione l’Alta Valle Stàffora con la Liguria fino al mare mi venne anni or sono, quando racconti di vecchi valligiani mi descrivevano le lunghe percorrenze effettuate in gioventù lungo i crinali appenninici a dorso di mulo o a piedi.
Espongo l'idea agli amici di Varzi Viva, che accettano con entusiasmo.Studio il percorso sull'F 83 "Rapallo"dell'I.G.M., aiutandomi anche con una vecchia pubblicazione del Touring Club Italiano "Guida d'Italia" edita nel 1914 che a pagina 671 indica il percorso Torriglia-Capanne di Cosola, esattamente l'opposto al nostro, in circa otto ore d’effettivo cammino.
Sabato, 17 giugno 2000. Arriviamo a Capanne di Cosola in auto alle ore 7 e iniziamo il cammino, muniti d’equipaggiamento leggero e di tenda canadese per l'eventuale pernottamento.
La giornata si annuncia splendida, come lo sono state per la maggior parte del mese. Lasciata poco dopo la strada per Bogli, raggiungiamo le falde del monte Cavalmurone (m. 1670) e aggiriamo la vetta ad est su di un sentiero, che a tratti scompare sotto la coltre erbosa.
Sul lato sud, in vetta, affiorano gli strati della formazione calcarea denominata "Calcare del monte Antola" che ci accompagneranno con facies uniforme e monotona per tutto il percorso.
Sempre sul lato sud ricompare la vecchia mulattiera scavata nella roccia; sotto, verso il fondo della valle del Borreca, si scorge Bogli, un tempo grosso e popoloso borgo, ora pressoché disabitato. Solo nei mesi estivi gli antichi abitanti ritornano alle vecchie case di pietra per trascorrervi le ferie.
Alle ore 8,05 siamo sul monte Legna (m 1669). Proseguiamo per estesi prati e boschi di faggi per un'ora e tre quarti, prima di giungere in vista delle Capanne di Carrega. Lungo il cammino, dove il pendio è molto ripido, si notano i danni arrecati dalle slavine cadute nell'inverno precedente, con alberi divelti, sradicati e trascinati verso il fondovalle.
Nei pressi del monte Carmo incontriamo mandrie di bovini ed alcuni cavalli.
Superato Capanne di Carrega, ci incamminiamo lungo il crinale per "Cima delle Tre Croci" verso il monte Antola, che si scorge da notevole distanza.
L'abitato di Carrega è alla nostra destra: vaste praterie si stendono ai nostri piedi e l'erba non è stata tagliata che in pochi prati nei pressi della strada che mette in comunicazione Carrega con la valle del Brugneto. Tutto intorno è incontaminato e selvaggio. Un gran silenzio ci circonda, solo a tratti si ode in lontananza il suono dei campanacci di mandrie al pascolo.
Alle ore 11,35, nei pressi del sentiero su "Cima delle Tre Croci", troviamo una tana che pare di marmotta, scavata nel terreno. Di questi roditori era stata segnalata la presenza anni or sono, ma si pensavano ormai estinti nella zona.
Superata cima delle "Tre Croci", a sud-est si scorge il lago azzurro del Brugneto, fra le boscose pendici dei monti che lo circondano.
Alle ore 12,30 ci concediamo un po' di riposo e ci rifocilliamo all'ombra di un nocciolo sotto la vetta dell'Antola, il monte che dà il nome alla vasta formazione calcarea che si estende dal Boglelio fino a ridosso del mare. Ci soffermiamo in vetta all'Antola ad ammirare il vasto panorama circostante fino alle ore 14,00. Ai piedi della grande croce di ferro, posta in loco nel lontano 1907, sorge un cippo in ricordo della guerra di liberazione, combattuta fin su queste vette.
Sul versante sud-est sorge il rifugio, da qualche anno chiuso. Tutto è in abbandono; le erbe e i rovi hanno praticamente distrutto i campi da bocce e invaso gli edifici della zona circostante. Cerchiamo la sorgente segnata sulla carta, ma non la troviamo; è una giornata molto calda e la sete comincia ad infastidire. Alle ore 14,30 ci avviamo verso Donetta. Ormai i prati si alternano sempre più di frequente ai boschi di faggi. La mulattiera è ancora ben tracciata. Dopo un'ora circa ci inoltriamo nella fitta vegetazione e pertanto ci riesce difficoltoso mantenere la via giusta, in quanto dalla mulattiera partono molti sentieri verso il fondovalle.
Finalmente raggiungiamo monte Prela, che sovrasta Donetta, sulla cui cima (m 1406) è installato un ripetitore televisivo, che ci suggerisce un'amara constatazione: anche l'elettronica non bada al paesaggio!
La mulattiera scende rapidamente, intagliata nella forma calcarea, nei pressi dell'abitato di Donetta; a lato del sentiero sono visibili bellissime impronte di Elmintoidi.
Alle ore 17 entriamo in Donetta e possiamo finalmente dissetarci alla prima osteria. Le dieci ore impiegate ad effettuare l'intero percorso, comprese 2 ore circa di sosta sull'Antola, non sfigurano se confrontate al tempo indicato dal manuale del T.C.I. del 1914, "Otto ore di effettivo cammino".
Pernottiamo a Torriglia in tenda, nei pressi dei ruderi del castello.
Domenica mattina 18 giugno. Alle ore 8 saliamo sull'autocorriera che ci porta verso Bobbio; scendiamo 2 ore dopo a Ponte Organasco. Con mezzi di fortuna arriviamo a Varzi da dove siamo partiti il giorno prima.

Eugenio Zambianchi (© 2001)