|
Associazione Culturale VARZI VIVA
Orizzonte
Angelo Sarolli 1° Premio di poesia ROSETUM 2000
|
Il Concorso di poesia indetto dal Centro Culturale "Rosetum" ha finalmente raggiunto il suo traguardo.
La Giuria presieduta dallo scrittore Vittorio Messori ha lavorato con impegno ed entusiasmo per leggere e
valutare le composizioni poetiche che sono giunte da tutta l’Italia.
Nel rigoroso rispetto delle competenze di tutti i membri della Giuria, ci sono stati scambi di opinioni e
discussioni, confronti franchi e appassionati. Poi, tirate le somme delle votazioni espresse dai singoli giurati e
sentito il parere del direttore del Centro "Rosetum", il teologo Demetrio Patrini, ecco i risultati finali
della 4ª edizione del Concorso di poesia "ROSETUM per l’anno 2000: Prima classificata la poesia
"ORIZZONTE", di Angelo Sarolli. Seguono, a pari merito come precisato nel bando di concorso, le
seguenti opere: " I bambini della guerra", di Vincenza Rossi; "È solo dolore", di Andrea
Martini; "Notturno", di Raffaella Madini; "L’ospite del campo di grano", di Pietro Sassone;
"Preghiera", di Liliana Roncoroni Guzzi; "Stella", di Flavia Villa; "Corona", di
Paola Nosella. Inoltre, viene segnalata la composizione in forma dialettale "Passion" di Ambrogio
Farina.
L’autore primo classificato riceverà la Targa d’oro ROSETUM 2000 e tutte le opere sopra elencate
verranno pubblicate in un’antologia che è allo studio della direzione del Centro Culturale
"Rosetum". Ricordiamo ai lettori che nella libreria Rosetum (Via Pisanello, 1, Milano) si possono
acquistare le antologie realizzate nelle precedenti edizioni del Premio e precisamente "Petali di
Rosa", volumi 1° e 2°.
Gianni Pollini
Orizzonte
Come il lamento del pellegrino,
la mia mente per campagne deserte
prende solitaria il cammino.
Sopra la luce vespertina,
nell’orizzonte diffusa,
risalta come di bronzo fusa
una semicurva collina.
Simile a folletto disperso
sulla sua guancia gioca il vento
e si confonde quel movimento
con quello dell’universo.
Un profumo di pianto,
un desiderio di preghiera mi arresta
e nel vento della sera
c’è qualcosa di santo.
Lo specchio del firmamento si distende,
si curva contento,
incorniciato dal molle
ondulare dei colli; e il cielo tace,
soltanto mormora a voce bassa
una chimera: che pace...
Tutto è pace fuori,
ho desiderio e paura
di questa infinità di colori.
Nell’aria benedetta
sembra che voli nel turchino
un airone vespertino
su vivace nuvoletta.
Dove la luce estrema ora dirada
stampavano i rami bruni ricami
nel mezzogiorno che taceva
in fondo al viale.
Il tramonto nel cielo si specchia,
l’ultima eco della campana,
l’ultimo grido della madre lontana
mi giunge all’orecchio.
Il cerchio giocondo oltre la collina cala
come il dannato eterno
si butta nell’inferno.
Qualche voce vaga smarrita
e sembra che dall’orizzonte rechi
alla solitudine degli echi
tutti i misteri di un’altra vita.
|