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Associazione Culturale VARZI VIVA
La Chiesa dei Cappuccini
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Chiesa dei Cappuccini - Antica Pieve di S. Germano
Sec. XII-XIII Monumento Nazionale (© Antonio Di Tomaso)
La prima Pieve della valle Stàffora fu senz’altro quella di Varzi, costruita non molto tempo
dopo la morte di S. Germano, vescovo di Auxerre (in Borgogna), avvenuta nel 448 d.C. a Ravenna.
La leggenda vuole che il corpo del santo, durante la traslazione nella località d’origine, sia transitato
per Varzi. L’emozione creata da questo passaggio indusse gli abitanti, qualche tempo dopo,
a dedicargli la pieve.
Al di là di quello che può essere avvenuto, la certezza che nel 702 d.C. una pieve esisteva
già in Varzi ci proviene dal cronista dell’epoca Marciano Ambrogio, il quale, tra le altre
pievi della diocesi di Tortona, cita Ecclesia Sancti Germani oppidi Vartii.
Nel secolo successivo, e precisamente nell’883, la pieve di Varzi faceva parte della diocesi di
Piacenza, come risulta dal privilegio che l’imperatore Carlo III, detto "il grosso",
su richiesta del Sommo Pontefice Marino, concedeva.
Nel 1160 la chiesa di Varzi dipendeva dal monastero di S. Colombano di Bobbio.
Nel 1175 la pieve di Varzi era ancora l’unica citata nella valle Stàffora. Il 13 agosto 1187,
nella pieve di S. Germano e successivamente il 9 agosto del 1189, furono stilati degli atti nei quali venne indicata la chiesa sopracitata quale "PIEVE" (plebis de Varcio), cioè abilitata alla celebrazione del Sacramento del Battesimo e dalla quale sarebbero dipese le altre chiese o cappelle del distretto. Verso la fine del XII sec. questo edificio venne sostituito dall’attuale chiesa.
Questa chiesa, dedicata a S. Germano e costruita sul luogo dell’antica pieve, fu iniziata tra
la fine del 1100 e l’inizio del 1200, in stile romanico, fu interrotta alla linea dei pilastri
quadrati interni e completata poi all’inizio del 1300 con la parte anteriore.
La facciata, in cotto nella zona superiore e a fasce di pietra locale, chiara e scura, nella
zona inferiore, è ornata di uno snello portale strombato a colonnine e decorato da due ante
fisse a bassorilievi simbolici. Il pregevole affresco nella lunetta è del periodo barocco.
La chiesa fu per quattro secoli parrocchia di Varzi e pieve dell’alta Valle Stàffora e cioè fino
al 1594, quando fu inaugurata l’attuale chiesa parrocchiale.
Lasciata nell’abbandono e nel deperimento, riprese vita nel 1623, quando vi si stabilirono per
la prima volta i Cappuccini. Essi vi edificarono a fianco il convento, incorporandovi la
vecchia canonica esistente; sistemarono la copertura diroccata della chiesa, costruirono un
pesante voltone, in stile barocco, sotto le capriate a vista e sostituirono le finestrine
monofore strombate con rettangolari finestroni.
Per 180 anni l’attività monastica dei cappuccini si svolse serenamente in una vita di preghiera,
di apostolato e carità, e soprattutto durante varie pestilenze.
Ma nel 1802 Napoleone soppresse convento e chiesa, che furono venduti all’asta e poi affittati
ai contadini. Questi abitarono il convento e adibirono la chiesa sconsacrata a fienile,
legnaia, deposito di carri agricoli, rifugio per girovaghi ecc… Per facilitarne l’accesso e
l’uso la colmarono di terra fino al livello del piazzale e così rimase per cento anni.
Nel 1903 i Cappuccini riscattarono il convento e riconsacrarono la chiesa la quale rimase,
però, architettonicamente deturpata dalle tante tristi vicende subite.
Nel 1971, gli attuali Cappuccini decisero di riportare la chiesa al primitivo carattere romanico
e, col proprio lavoro personale, demolirono il voltone secentesco della navata centrale,
rimettendo in luce le antiche capriate a vista e riaprirono le originarie finestre a doppia
strombatura, esterna ed interna. Analogo rifacimento della copertura è stato fatto di recente
nelle due navate laterali.
Durante il lavoro venne alla luce, in alto a destra sull’altare, il frammento di un vasto
affresco che copriva tutta la parete di testa, rappresentante l’Annunciazione
(opera attribuita ai fratelli Franceschino e Manfredino Boxilio(*),
nativi di Castelnuovo Scrivia, eseguita probabilmente nel 1484). Dell’affresco,
coperto dal voltone nel 1623, rimane solo la delicata figura della Vergine che esige un
accurato restauro.
Su iniziativa del frate Giovanni Maria Tognazzi, tra il 1971 ed il 1996, vennero eseguiti
numerosi lavori di restauro. Si ricordano, tra gli altri, l’abbassamento del pavimento
riportato al livello originario, liberando i robusti plinti delle colonne
(durante gli scavi nel coro sono emersi i resti, ora visibili, dell’antica abside semicircolare);
fu restaurato l’elegante altare barocco in legno intarsiato, demolito il recente sopralzo
esterno dell’abside, lasciando svettare meglio il campanile, restaurati il portale e
la facciata, restaurati i muri interni e solidificati con interventi strutturali per garantirne
la solidità, etc… Resta ancora da sistemare il finestrone della facciata.
Degni di nota sono i capitelli in pietra sulle colonne semicircolari all’angolo del presbiterio;
sono scolpiti a foglie arricciate con cordonatura tortile alla sommità.
E’ pure interessante una statuetta in pietra collocata all’interno sulla porta d’ingresso.
Rappresenta il Redentore benedicente ed è opera di anonimo e popolare scultore romanico del sec.
XIII.
Nel 1982, per l’ottavo centenario della nascita di S. Francesco (**), il 26 settembre venne
solennemente inaugurato il monumento al Santo, opera dello scultore vogherese Ferdinando
Saccomani.
(fonti: PAESI E GENTE DI QUASSÙ – Centro culturale "Nuova Presenza" Varzi 1979,
L’ANTICA PIEVE DI S. GERMANO STORIA E IMMAGINI - Edizioni Guardamagna Frati Cappuccini
Associazione Culturale Varzi Viva 1997).
(*) Non rientrano nell’ambito della "scuola tortonese" il ciclo pittorico di
S. Alberto di Butrio e gli affreschi di Samboneto, Castellaro, Nivione, e
forse questi della Pieve: sarebbero negate, sostenendo ipotesi attributive di questo
tipo, le caratteristiche della "bottega" che, col suo insegnamento teorico e pratico,
indirizzava i discepoli all’imitazione e tendeva ad uniformare le differenze degli aiuti
sullo stile del "maestro" (per ulteriori informazioni sui Boxilio vedere la terza nota nel
capitolo relativo all’Eremo di S. Alberto). (da "OLTRE" n° 30 Nov-Dic 1994)
(**) L’inaugurazione e la riconsacrazione della Chiesa (dopo varie peripezie storiche)
avvennero il giorno di S. Francesco, il 4 ottobre 1903.
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