Associazione Culturale VARZI VIVA
La Pineta di Pietragavina


In un'epoca di rumore e caos, non è fuori luogo l'invito ad amare questa magnifica, silenziosa Pineta, a tenerla pulita, a collaborare con le competenti autorità per riportarla all'antico splendore, quando il bosco era simbolo per eccellenza di aria buona e tranquillità.



Pietragavina
Una suggestiva immagine del borgo di Pietragavina
con la sua pineta

(© A. Di Tomaso)

La storia della magnifica Pineta, che si erge maestosa sul monte di Pietragavina, si perde in anni ormai lontani, tanto da rendere sempre più difficile, con il passare del tempo, una ricostruzione verosimile sulla sua nascita, nonostante i numerosi racconti spesso tramandati da una generazione all'altra. È certo che nel lontano 1923 l'allora governo fascista, appena salito al potere, con il Regio Decreto Legge n. 3267 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani) decise di incentivare il rimboschimento delle zone montane, pressoché a spese dello Stato. Questa normativa prevedeva sanzioni molto severe per i proprietari dei fondi "vincolati" che non si fossero adeguati alle nuove disposizioni: l'occupazione temporanea dei loro terreni e addirittura l'espropriazione (art. 76).
La storia della Pineta inizia presumibilmente in quegli anni. Anni in cui gli abitanti di Pietragavina vedono la nascita della "Pineta Buia" e del "Bosco dell'Impero", nome, quest'ultimo, probabilmente suggerito dal fatto che nel periodo successivo (dal '26 al '33) Benito Mussolini finì con l'approvare il regolamento per l'applicazione del R.D.L. del l4/O9/1931, n. 1175). In ogni modo, la Pineta e l'acquedotto, costruito sempre in quegli anni (1928), non fecero altro che giovare al turismo di Pietragavina. Alcuni ricordano come la Colonia (l'attuale Centro Montano) fosse molto frequentata durante quel periodo: così il verde della Pineta, l'acqua per cui il Paese è rinomato tuttora e l'incomparabile bellezza dei luoghi attiravano irresistibilmente molti turisti amanti della natura.
Durante l'ultima guerra la pineta fu testimone delle gesta cruente compiute dal sanguinario binomio fascista Pastorelli-Fiorentini (quest'ultimo detto "la belva umana", la cui parola d'ordine era una sola: "uccidere". Il mattino dell'11 agosto del 1944 si svolse l'accanitissima azione partigiana che portò all'espugnazione del castello di Pietragavina e alla riconquista dei boschi circostanti, occupati dai fascisti. Proprio in questi luoghi di battaglie, a circa 900 metri di altezza, sorgeva un piccolo appezzamento di terreno detto "I dodici Apostoli", in onore di altrettanti castagni secolari; di questi magnifici alberi, oggi ne sono rimasti solo due.
Nel periodo che va dal 1955 ai primi anni Sessanta, in questa zona stupenda in mezzo ai pini, Ernesto Fiori (detto "il Netu"), custode stagionale della Colonia, pensò di avviare una piccola attività per arrotondare il magro bilancio di una famiglia, come consuetudine del tempo, molto numerosa. Ho rivissuto la storia del Netu, purtroppo scomparso nel 1981, attraverso i ricordi di alcuni dei figli, dei nipoti e di molti compaesani, a cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti per la collaborazione alla stesura di questo articolo. Dopo gli anni difficili della guerra il Netu, scoperta la potenzialità della Pineta, pensò di aprire un piccolo chiosco su quella montagna, prima teatro di guerra ed ora oggetto di rinnovato interesse in tutto l' Oltrepò, per via dell'aria buona, della tranquillità e della pace, nonché della splendida vista su tutta la vallata.
Nasce così il "Barino". Non era facile risalire a piedi quella cima impervia. Solo dopo la comparsa della strada comunale che collega il centro del paese al castello, i Fiori a loro volta costruirono, con tanto di badile e piccone, una mulattiera per collegare la loro proprietà alla suddetta via. Non vi era neppure la corrente elettrica; di conseguenza il servizio fornito dal Fiori era giornaliero e, naturalmente, solo estivo.
In un primo momento il Fiori serviva alla sua clientela solo pane e salame, buon vino ed acqua fresca, la stessa per cui il paese è noto tuttora; in un secondo momento si procurò anche le prime bibite che circolavano sul mercato (coca cola, chinotto, lemonsoda). Non esistendo ancora i congelatori, si risolse il problema di tenere fresche le bevande immergendole in una botte colma di acqua fredda. Visto l'apprezzamento del pubblico, i Fiori cercarono, seppure con gli scarsi mezzi allora a disposizione, di migliorare ancora il servizio per attirare altri clienti. Con i buoi risalivano la mulattiera, cercando in tal modo di portare al Barino il maggior numero possibile di cibo e bevande. In un secondo momento. aumentando considerevolmente il "volume degli affari", si pensò di offrire alla clientela anche bevande calde; così i Fiori, riuscirono a procurarsi una piccola macchinetta per il caffè (la Quick, nome che in inglese vuol dire "veloce"). A completare il tutto venne aggiunta una "vetrinetta" in cui collocare caramelle e biscotti per far felici anche i bambini. Sono molti i ricordi legati a quegli anni felici sempre vissuti all'ombra della Pineta. Ricordi degli avvertimenti ai "buontemponi" che, per aver bevuto qualche bicchiere di troppo, rischiavano di ruzzolare giù per la montagna. Ricordi di un improvvisato campo da bocce davanti al Barino e di come, vista la particolarità della posizione, il più delle volte le sfere finissero a valle per un tiro troppo irruente...Questi tra altri ricordi lieti ricorrono nelle parole delle persone che quella storia l'hanno vissuta e scritta. Dobbiamo però aspettare la fine degli anni Sessanta per avere la strada attuale in asfalto, che collega la "Via del Castello" alla Pineta; in questi anni arrivano anche l'acqua corrente e la luce elettrica. Quindi ci si avvia verso la configurazione attuale dell'esercizio, una bella villetta a due piani circondata da alberi e fiori, risalente agli anni '70. Con la scomparsa di Ernesto Fiori, l'attività è stata portata avanti dai figli e dai nipoti.
A partire da questo periodo i ricordi della gente si intrecciano con i miei e sono ricordi di feste, di orchestrine che suonavano, di danze all'aperto, di interminabili pomeriggi passati da noi bambini a giocare a carte, mangiando gelati. Purtroppo la crisi economica degli ultimi anni, che ha messo in ginocchio tanti piccoli commercianti. non ha risparmiato neppure il Barino; così, seppure a malincuore, i Fiori nel 1991 sono stati costretti a cessare l'attività. Da questo momento, a mio avviso, si assiste ad un calo di interesse nei confronti della Pineta, nonostante non si possano tacere i ripetuti interventi di manutenzione da parte della Pro Loco di Pietragavina.
Fortunatamente questa "sensazione di abbandono" non è durata a lungo. Infatti, a partire dall'anno 1997, il locale è stato riaperto da maggio a ottobre ed adibito a Bar-Pizzeria sotto la gestione di Rita Caruso e famiglia, di Tromello. Gli attuali gestori hanno ereditato dai precedenti l'amore per quel luogo e non avrebbero potuto scegliere, credo, un nome più suggestivo per il rinnovato locale: "La Pineta".
Non posso che concludere con un invito ad amare la nostra Pineta, contribuendo a tenerla pulita e collaborando con le competenti autorità per riportarla all'antico splendore, quando il bosco era simbolo per eccellenza di aria buona e tranquillità.E in un'epoca di rumore e di caos, come è dolce il suono del silenzio!

Mara Centenaro