Associazione Culturale VARZI VIVA
Calendario 2002
Omaggio a Gianluigi Sacco,
un poeta della nostra terra


Il Calendario 2002 di Varzi Viva guarda, quest'anno, a una di quelle figure di varzesi che hanno avuto e hanno tuttora un ruolo considerevole nella vita culturale nel nostro territorio.
Gli ultimi decenni del Novecento sono stati certamente un'epoca ricca e feconda nella storia varzese, intesa come un proliferare di iniziative culturali come mai era successo nelle epoche precedenti. Ma la storia si limita sempre e solo a riportare alla ribalta gli avvenimenti di carattere generale.
Varzi Viva, invece, ha voluto mettere a fuoco personaggi ed eventi certamente straordinari che hanno fatto la storia della nostra valle.
In questa rilettura di figure e di avvenimenti del nostro tempo, presentiamo uno dei più significativi, il nostro concittadino-poeta Gianluigi Sacco, permettendoci di riappropriarci della cultura più vicina alla nostra memoria storica.

Antonio Di Tomaso




Leggera scrittura di chiare parole anima la poesia di Sacco, poeta di Varzi (Pavia), nato nel 1937.
Molti grandi del Novecento non avevano né cattedre universitarie né pagine di stampa prestigiosa. Molti contemporanei vengono da studi tecnici, compresi Montale, Campana, Betocchi, Sinisgalli, ecc.; Cardarelli era autodidatta.
Capita a tutti di tornare al proprio paese per memorare il passato magico dell'infanzia. Sacco entra nelle sue vie e piazzette suonando un oboe di soave melodia. Al suono si riaffacciano vecchie donne, adolescenti, uomini aspri e saggi; rifioriscono i gerani e il rosmarino. Il suo strumento accompagna di cordialità un canto che restituisce agli eventi la nota più delicata e dona all'oggi grigio e tumultuante, gesti dì profonda Pietà.
C'è l'evocazione non manierata di un'antica liturgia, di una ritualità che scandiva la vita del suo paese innocente. Il poeta di Varzi reimpara per sé quei gesti e li ricorda a noi in versi soavi con rime distribuite per lo più all'interno, con assonanze qua e là affioranti, affidandosi ad un dettato semplice e trasparente tanto diverso dagli esasperati tecnicismi cari a molti contemporanei. Egli confida nel suo suono, che un po' rinnova il gesto di Orfeo e un po' ricorda l'elegiaca tromba di Sereni.
Come nel poeta di Luino, si avverte la costante presenza dei morti che abitano ancora le nostre case e i luoghi della memoria. Sacco continua l'opera lasciata incompiuta dai suoi vecchi e, presso il Trebbia che urta "sommessamente contro le arcate della luna con dolce suono d'arpa ", si curva sul raccolto come suo padre faceva, riordina le stanze dove opera sua madre, cura i suoi gerani e riscrive formule proverbiali che motivavano le azioni quotidiane.
Una poesia di memoria che professa un'attiva e commossa appartenenza alla sua gente e all'umanità intera.

Fabio M. Serpilli


(da "La poesia onesta" -Antologia di poeti italiani in lingua e dialetto -ANCONA, 1996)