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Associazione Culturale VARZI VIVA
Un'antica razza bovina: la Varzese o Montana
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Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura
(FAO) oltre 2200 razze domestiche di allevamento delle 6400 esistenti, nei
prossimi 20 anni rischiano di sparire. In pratica il patrimonio genetico delle
specie utili alla alimentazione umana si impoverisce ad un ritmo preoccupante ed
ogni settimana spariscono sulla terra due razze di animali domestici.
In Europa, se il ritmo di estinzione continuerà così, negli allevamenti
verranno utilizzati non più di 400 razze di animali domestici al posto delle
attuali 4000.
In Italia negli ultimi 50 anni si sono estinte 50 razze di animali domestici e
nonostante ciò l'Italia resta uno dei Paesi più ricchi di animali domestici
tipici.
Importanza del mantenimento delle razze autoctone
La salvaguardia delle razze autoctone dovrebbe essere garantita solo per il
mantenimento della biodiversità, unica arma contro le avversità e
le variazioni climatiche che in certe occasioni possono distruggere intere
specie animali.
Perdere una razza è privarsi di una indispensabile materia prima per rispondere
alle esigenze future. La variabilità genetica infatti permette il
miglioramento delle razze che altrimenti rimarrebbero "fossilizzate".
La razza Varzese o Montana
Una delle razze prossime all'estinzione è la razza bovina Varzese chiamata
localmente anche Montana. E' l'unica razza autoctona della Lombardia (la Frisona
e la Bruna infatti sono state importate).
L'area di origine abbraccia la zona appenninica di convergenza di cinque
regioni: Lombardia, Emilia, Toscana, Liguria e Piemonte, dove rispettivamente
assume la dizione di Varzese o Montana, Ottonese, Pontremolese, Cabellotta e
Tortonese.
La razza è passata dai 40.000 capi negli anni 60 agli attuali 50-60 capi che
fanno presagire un' imminente estinzione.
Probabilmente è giunta in Italia al seguito delle incursioni barbariche del VI
secolo. Si sa infatti che i Longobardi portarono con sé nella Pianura
Padana nel VI secolo bestiame di colore fomentino.
La razza Varzese infatti è di mantello fomentino (di colore del frumento), è
rustica e longeva (vacche e buoi di 15-20 anni non erano rari), di piccola
statura, dalla prevalente attitudine al lavoro con modeste produzioni di carne e
latte di qualità.
Cause della contrazione numerica
L'intervenuta meccanizzazione dell'agricoltura e lo spopolamento delle aree di
origine ha di conseguenza determinato le riduzioni del numero di capi allevati
anche per la non specializzazione delle funzioni della razza per la carne o il
latte.
Utilita' del recupero. Nuove funzioni
Cercare di evitare l'estinzione di razze, per quanto detto nella premessa, è
opera di "pubblica utilità". Una razza è infatti anche un
frammento di storia e cultura per la gente dell'area di allevamento. Questa
razza adattata ai magri pascoli appenninici, che a differenza di quelli alpini
in estate sono secchi, potrebbe svolgere anche un ruolo ecologico mantenendo
puliti i boschi, nutrendosi di foglie, ricacci e ghiande, evitando il propagarsi
degli incendi e salvaguardando, quindi il patrimonio arboreo locale, gravemente
esposto a questo rischio anche a causa dell'abbandono dei pascoli.
Inoltre, a seguito della emergenza BSE e del recente regolamento comunitario
sugli allevamenti biologici, potrebbe essere utilizzata in tali allevamenti,
nelle aree di origine, per la produzione di carne e/o latte, essendo ben
adattata al pascolo e alle condizioni ambientali locali (vale il motto donne e
buoi…)
Le caratteristiche di una razza sono infatti il risultato della interazione fra
il patrimonio genetico ereditato e le condizioni ambientali in cui la razza
vive. Ne deriva che non esiste una razza migliore di altre; esiste invece una
razza migliore o peggiore in un definito contesto ambientale.
Non c'è dubbio che la Varzese è la migliore razza in grado di sfruttare le magre
risorse dell'area appenninica di origine.
Non è da sottovalutare inoltre il ruolo paesaggistico che questa razza può
svolgere in un'area con buona vocazionalità turistica.
Controcultura
La controcultura, che oggi si va manifestando, scaturisce dalla sensazione
diffusa che è giunto il momento di sfidare la meccanicità dela crescita
economica ininterrotta, per formulare una nuova politica tecnologica.
Questa nuova politica include la conservazione delle risorse non rinnovabili, la
protezione dell'ambiente e soprattutto un modo nuovo di lavorare e produrre.
A seguito della nuova emergenza BSE, la reazione della società
sarà di scandalo nei confronti della ricerca, con l'individuazione di
nuovi (o vecchissimi) valori di vita.
La nova sfida che verrà posta alla società tecnologica sarà
quella di accettare un modo diverso di allevare gli animali e produrre alimenti.
E' in questo contesto che le razze autoctone, fra cui la Varzese, possono
ritrovare giusta collocazione nelle aree di origine.
Per garantire il ritorno e la sopravvivenza della razza nei luoghi di origine
l'unica strategia praticabile è quella della valorizzazione delle funzioni che
la stessa può svolgere.
Valorizzazione che potrebbe avvenire attraverso l'attività
agrituristica, che è in questo periodo in forte espansione e che se vuole
affermarsi e mantenersi nel tempo, deve però poter offrire al turista, non solo
prodotti genuini ma anche un contenuto di storia, cultura, tradizione e legame
con il territorio che solo i prodotti ottenuti dall'allevamento della razza
autoctona potrebbero dare.
Solo così facendo si riesce a legare il turista al territorio, offrendo cioè
allo stesso ciò che non può trovare in città.
Appello
Occorre fare in fretta. La razza è ridotta, per numero di capi, allo stato di
reliquia.
La Varzese o Montana è una razza antica che dopo aver prestato servizio per
tanti secoli in maniera egregia, si sta estinguendo nella indifferenza degli
Enti e della popolazione locale che ha basato, fino a pochi decenni fa, la
propria sussistenza quasi esclusivamente su questa razza.
Di Enzo Carlo Beltrami,
Direttore del Settore
Agricoltura e Parchi della Provincia di Milano
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